TRISTE59
Eccolo, barba lunga, la pancia, quarant'anni, portati bene, ma pur sempre quaranta.
"Perché l'avrò sposato?" pensava ogni mattina Anna mentre si specchiava nello specchio del bagno, dopo la doccia.
Le piaceva guardarsi…e riflettere.
Le donne sono infinitamente più belle degli uomini, dentro e fuori.
I crimini, le aberrazioni sessuali come la pedofilia ed il feticismo sono un regalo dell'universo maschile.
Ve la vedete una donna che si spalanca un impermeabile ai giardinetti?
O che annusa voluttuosamente la scarpa di un uomo?  Che schifo!
Che rinnega qualsiasi credo politico, religioso o sportivo solo per poter portarsi a letto un uomo?
Se una donna ama un'altra donna riesce a farlo senza essere ridicola o cambiare modo di parlare, vestirsi.
Non ci sono lesbiche agli angoli delle strade vestite da ferroviere o da idraulico!
Anche il sesso l'aveva annoiata dopo i primi mesi di matrimonio.
Non sopportava più di sentirsi ansimare Eugenio di sopra per poi vederlo crollare al suo fianco con quel sorriso ebete.
Era stato proprio quello il motivo principale che aveva causato la crisi del loro matrimonio.
Nel bagno piccolo Eugenio si stava facendo la barba e rifletteva anche lui.
Non riusciva a rassegnarsi alla freddezza di Anna.
Si tormentava, si sentiva defraudato di qualcosa di più importante del sesso.
Non c'era calore umano tra di loro, né tenerezza né complicità.
Mai una carezza o una coccola.
Anna non ne aveva lo stimolo, aveva sempre altro a cui pensare.
Una casa da mandare avanti, le spese, l'idraulico, l'amministratore dello stabile che, secondo lei, lucrava smodatamente, i continui litigi con la madre che lei accusava di essere poco affettuosa! Ma siamo noi maschi ad essere erotomani?
Forse il fatto di avere sempre qualche immagine nuda davanti agli occhi poteva influenzarlo, ma solo per ricordargli un'esigenza che avrebbe avuto comunque.
E' inutile mostrare un panino ad uno che non ha fame, al massimo, lo aiuterà a scegliere il tipo del prossimo panino che mangerà.
Peccato che i panini che sono in mostra sui calendari non li mangerai mai.
Certo gli era venuto in mente più volte di crearsi un'altra relazione, ma perché?
La donna l'aveva già e l'aveva scelta da anni, perché doveva essere costretto ad una vita parallela clandestina? C'era forse qualcosa di sbagliato o immorale nelle sue esigenze?
Eugenio le donne le adorava, fin da piccolo.
Era bellissimo sentirne i profumi, le risate cristalline, le moine ed i vezzi, stupirsi e divertirsi delle inettitudini pratiche e della scaltrezza mentale.
E fu così che diventò triste, triste59. Il nickname gli venne naturalmente, e con quello, contattava sconosciute in Italia ed all'estero.
Solo con una però, aveva provato delle emozioni.

Una donna dolcissima, con la quale, di comune accordo, non aveva scambiato neanche una foto.
Uscì dal bagno e, dopo aver scambiato un grugnito con Anna nell'ingresso, andò a vestirsi. Anche quella mattina si vestirono in fretta, ognuno dal proprio lato del letto.
Divisi dal letto, come sempre, ma quel giorno accadde una cosa nuova:  Anna parlò.
"Senti, è molto che te lo volevo dire…penso che ci farebbe bene allontanarci per un po', per fortuna non abbiamo bambini e possiamo farlo. Vado a stare da una mia amica, Monica, te ne ho già parlato ricordi?"
"Ricordo…solo il nome, ma ricordo, ma è temporanea la cosa o stai pensando di divorziare?"
"Sto pensando di divorziare e da un bel po'"
Rimasero alcuni istanti in silenzio, chini e voltati di spalle come avevano parlato.
"Io devo andare a Brescia per tre giorni, ma immagino la cosa non ti interessi più di tanto"
"Per una volta sono d'accordo con te"
"E se io non volessi divorziare?"
"Gli avvocati ci campano di queste cose, ne ingrasseremo un altro, ma se ti preoccupi per il lato finanziario sbagli, ho già pensato a tutto, non avrai da lamentarti".
"Già tu pensi sempre a tutto…che mi lamento a fare?".
"Non correre come al tuo solito con la macchina".
"Un rigurgito di sentimentalismo?"
"No, devi firmarmi alcune carte, poi vai pure a correre ad Indianapolis bendato".
"Ecco cosa mi ha folgorato di te…il tuo romanticismo".
Uscì senza fretta, dopo essersi fatto un caffè.
"Avrà un altro, la stronza" pensò per le scale.
"Non ha fatto una piega, avrà senz'altro un'altra lo stronzo" fu il simultaneo pensiero di Anna.


Il colloquio, per quanto Anna lo avesse programmato da tempo, le aveva lasciato uno stato d'ansia.
Decise di correre da Monica perché l'aiutasse a rilassarsi , ci riusciva quasi sempre.
Monica si era appena svegliata.
La tuta di pile beige di due taglie più grandi che usava come pigiama le faceva addosso tante di quelle pieghe da farla somigliare ad uno Sharpey
La casa era un caos come al solito, tanto che Anna si trattenne a stento di mettersi a fare un po' d'ordine.
Ogni singolo capello di Monica andava in una direzione diversa, più che capelli erano una criniera bionda.
"Ma come cavolo fa' ad essere carina ed aggraziata comunque" pensò Anna con un pizzico d'invidia.
Non un capello di quelli di Anna osava prendere iniziative.
Erano tutti raccolti in una coda legata da una striscia di velluto blu rigorosamente in tinta con il tailleur che indossava.
Il trucco era essenziale e non vistoso, la lunghezza della gonna era irreprensibile, le scarpe con un tacco né alto né basso, da istitutrice tedesca di inizio secolo.
Piedi uniti, ginocchia unite, gomiti aderenti al corpo, mento che puntava al cielo dava una sensazione di tensione muscolare perenne.
Monica la prendeva in giro per questo "rilassati un po' per carità, se ti dovesse pungere una zanzara le si spezzerebbe il pungiglione" le diceva.
Al contrario Monica dava una sensazione di morbido e sciolto, di languido, ogni volta che faceva anche il più piccolo movimento.
"Maaamma che torcicollo!"
"Inizi subito lamentandoti, potresti almeno dire un semplice - ciao - prima!"
La riprese schezosamente Anna.
"Me lo fai un massaggino come l'altra volta che ero andata in moto?".
"Mi ricordo, quattro giorni bloccata come un busto di marmo, fai le mattane fai!".
Anna abbassò la zip della tuta per scoprire il collo e la spalle di Monica.
"Ma non hai niente sotto? Per forza che ti svegli con il torcicollo!".
"Ma l'hai sentita questa tutona? Hai mai sentito qualcosa di più godurioso da toccare?"
"Sembra che tu abbia squoiato un peluche e allora?"
"E' stupendo sentirsela addosso, non ho resistito e mi sono tolta la biancheria"
"Depravata" disse ridendo Anna, ma una sensazione di calore e dolcezza le si stava irradiando dalla base della nuca giù per la schiena, e, nonostante il piacere, né fu'spaventata.
Cosa le stava capitando?
Quella era eccitazione fuori ogni dubbio, e provava una tentazione selvaggia di far correre le mani giù per le spalle di Monica per far scivolare del tutto la tuta.
Si rese conto di stare quasi ansimando e la cosa non sfuggì all'amica. "Cos'hai Anna? Ti senti male?".
"No, ho scoperto di essere allergica a qualcosa e non so cos'è, mi vengono queste improvvise crisi respiratorie, devo andare a far le prove allergologiche".
Era forse la prima volta che mentiva a Monica, ma non avrebbe certo potuto confessarle la verità, sarebbe morta piuttosto!
Era stata sempre un esempio di moralità e rigore per tutti!
Per fortuna aveva avuto la prontezza di spirito di inventarsi l'asma e questo la rese comunque compiaciuta di se stessa.
Intanto Monica si era alzata ed era già sotto la doccia.
La porta del bagno era aperta, da dove era seduta Anna non vedeva comunque nulla.
Spinta da qualcosa più forte di lei e della sua "serietà" si alzò ed entrò direttamente nel bagno con una scusa.
"Hai della crema per le mani le ho ridotte in uno stato pietoso e mi sono dimenticata di mettermela prima di uscire".
"Certo! E' sul comodino in camera da letto".
Fu costretta ad uscire dal bagno senza riuscire a dare neanche una sbirciatina.
Ma Monica risolse tutto.
"Vieni un po' a raccontarmi come mai sei qui all'alba invece di essere nella tua casetta a lustrartela da cima a fondo come tuo solito".
Rientrò nel bagno proprio mentre Monica usciva dalla doccia. "Ho detto a mio marito che ho intenzione di chiedere il divorzio".
"Ah… e lui?".
"Mi sembra che abbia incassato abbastanza bene il colpo, tanto che ho il sospetto che abbia un altra".
"Scusa, me che te ne frega, meglio no?".
"Certo! Ma mi da' un po' fastidio lo stesso".
"Mi ricordi una mia cuginetta che, quando un giocattolo la stancava, lo spaccava in mille pezzi perché non lo usassero altri bambini, io in particolare".
Anna rise appoggiando l'accappatoio sulle spalle di Monica.
Finito di asciugarsi Monica si tolse l'accappatoio e si mise davanti allo specchio.
"Cosa fai?" chiese Anna incuriosita.
"Autopalpazione, si avvicinano i quaranta ed io sono terrorizzata dal cancro, ho letto un articolo che spiegava la tecnica da usare".
"C'è una tecnica particolare?".
"Si, devi partire dalla zona del capezzolo e disegnare cerchi via via verso l'esterno fino alla zona sottoascellare, così".
Tutto il movimento Monica lo aveva fatto utilizzando due dita di Anna.
"Devi fare qualcosa per questa allergia, Anna, fa impressione come ansimi!"
disse Monica che non immaginava la tempesta interiore dell'amica.
"Non…non è niente è già passato, sai che non ho mai pensato a controllarmi?".
"E fallo no? Dai, è importantissima la diagnosi precoce in questi casi".
Mentre Monica le sbottonava la camicetta Anna si sentì felice come non mai in vita sua.
Ma l'apoteosi fu vedere le mani di Monica nello specchio che si muovevano dolcemente sul suo seno per mostrarle ancora una volta la tecnica.
"C'è una cosa che non ti ho detto" riuscì a dire mentre si sentiva sciogliere come un ghiacciolo sulla brace.
"Dimmi…qui non hai niente di niente, meno male, fai tu l'altra" rispose Monica.
"Ho detto ad Eugenio che venivo a stare da te per un po'…mi è venuto così, ma se per te è un problema dimmelo, posso andare a stare da mia zia, lo sai che vive sola…".
"Problemi? Ma per me è una manna avere la nipotina di mastro lindo in casa, guarda se vuoi ti do la mia camera ed io dormo in cucina".
"Ah non se ne parla, in cucina ci dormo io…".
"Ma se ho un letto oversize anche per due! Ci dormiamo insieme da buone sorelline, che bello!" e la baciò su una guancia.
Anna avrebbe pianto di felicità.
"Allora mi vado a prendere lo stretto necessario e mi trasferisco da te, solo per poco tempo, non pensare che io voglia mettere le tende…".
"Guarda per me puoi piazzare anche la roulotte, mi fa solo piacere!".
Quella sera, dopo aver riorganizzato l'armadio, il mobiletto del bagno, i pensili della cucina ed il ripostiglio, Anna si mise ai fornelli per preparare una cena di ringraziamento all'amica.
Monica rientrò a casa che erano le nove passate.
"Ciao, mi sono permessa di cucinare qualcosa, e poi ho messo un po' in ordine, non che fosse un disastro, ma per sfruttare meglio lo spazio, visto che ci sono io ad ingombrare".
"Non una parola di più, come fai tu va bene, e c'è un profumino…cosa hai fatto?".
"Niente di speciale…un risottino ai formaggi, involtini di vitello in umido con le patate, la panna cotta alla fragola…".
"E questo sarebbe niente di speciale? Io mangio solo piatti pronti da due anni, mi viene da piangere mi viene!".
Monica mangiò di gusto e, dopo essersi accesa una sigaretta, andò al computer che era in un angolo del salotto.
"Lavori anche a casa?" chiese Anna con un'espressione preoccupata.
"Ma no, chatto, nel senso che chiacchiero in internet un po' dopo cena per digerire".
"Pensavo che fosse più indicata una passeggiata…".
"Sicuramente, ma in casa fa più caldo, e poi ti diverti di più".
"Sai che non ho mai visto come si fa? Posso vedere?".
"Certo, guarda: a destra hai una colonna di nomi di fantasia con cui si collegano le persone che vogliono parlare… i cosiddetti nickname, che vuol dire soprannome in inglese. Tu puoi parlare, cioè scrivere, in due modi: a tutti quanti o a qualcuno in particolare, nel secondo caso, cliccando sul suo nick parlerete tra voi privatamente".
"E tu parli con qualcuno in particolare?".
"Ti dirò non mi era mai successo prima, ma da un paio di settimane sono in contatto con un tizio che mi intriga parecchio".
"E qual è il suo…nick?".
"Triste59 è dolce ma allo stesso tempo rassicurante, insomma non potrei più fare a meno di sentirlo…".
Monica si avvicinò ad Anna con un gesto di complicità.
"Sto pensando di chiedergli un incontro, solo a pensarci vado in tachicardia... senti".
Monica portò la mano di Anna al cuore.
Anna provò due sensazioni forti ed opposte: gelosia e piacere.
Gelosia verso quel Triste che poteva portale via l'amica ed il piacere che le dava sentire il seno di Monica sotto la mano.
Decise di passare al contrattacco.
"Tu sei completamente pazza, ma non li leggi i giornali? Almeno una volta al giorno si sente di crimini commessi da persone che hanno adescato le vittime in internet!".
"Esagerata! Ammetto che qualche caso c'è stato, ma non puoi condannare Internet per questo, i mostri trovano sempre il modo per far danno".
"Tu, nel dubbio, fermati al contatto "virtuale" ed evita di dirgli chi sei e dove abiti ".
"Troppo tardi, ci incontriamo domani, non sto nella pelle!"
Una sensazione di angoscia strinse la gola di Anna.
"Non puoi! Voglio dire non sai chi e' capisci il rischio che puoi correre?".
"Senti, non sono piu' una bambina, ho trentasei anni, e non ho uno straccio di compagno, quindi ho deciso di correre qualche rischio, se necessario, per trovarlo; mi ci vedi sola per tutta la vita?".
Avrebbe voluto urlarle che non era affatto sola, che c'era lei che avrebbe pensato a tutto, l'avrebbe coccolata, ascoltata, accompagnata ovunque avesse voluto, anche in quei posti cosi' sporchi che amava visitare ogni tanto, come l'india, il peru' la patagonia!
Ma sarebbe stato troppo, avrebbe aspettato che una cosa nata cosi' dal nulla tornasse nel nulla da cui era arrivata.
"Almeno scegli un posto pubblico e telefonami in continuazione".
"Ho scelto il bar dell'aeroporto, ti basta? Ed andro' in bagno ogni tanto per chiamarti e tenerti aggiornata sui fatti".
"Vi incontrate di giorno spero!".
"No, purtroppo lui poteva solo di sera comunque adesso siediti qui che vedo se e' collegato… eccolo!".
Anna si alzo' di scatto disgustata.
"Adesso devo andare a casa a preparami la roba da portami, posso venire gia' questa sera o preferisci qualche giorno di casa libera per vedere l' evolversi della "situazione virtuale"?".
"Scema! Pensi che me lo porti a casa al primo appuntamento? Per chi mi prendi? Magari al secondo…" disse Monica ridendo.
"Senti facciamo che ci vediamo domani mattina cosi' mi organizzo con calma".
Anna non dormi' affatto quella notte, troppi fatti nello stesso giorno… Con Eugenio era comunque stato un fallimento nella sua organizzatissima vita, le avrebbe lasciato un senso di vuoto ed il peggio era che, per colmarlo, il problema era lei stessa, il suo disamore per l'universo maschile.
Una rivista sul davanzale della finestra della cucina attiro' la sua attenzione.
Il titolo recitava: "Felici, senza uomini".
Sotto il titolo una foto in cui due donne sorridevano guancia a guancia.
"Oddio, sono lesbica? No! Sono solo emotivamente vulnerabile e stanca, tanto stanca, forse parlandone a Monica… E se la prendesse come delle avances? Se la nostra amicizia crollasse cosa mi rimarrebbe?".
Le prime luci dell'alba lilluminarono i suoi occhi spalancati sui suoi dubbi.
Dormire poco le aveva sembre dato un senso di nausea e di tremito per tutto il giorno successivo.
Quella sera Monica avrebbe visto quell'uomo, ma il problema era che avrebbe visto un uomo in generale, e cioe' un suo potenziale nemico.
Si guardo' nello specchio del bagno, era bella.
Avrebbe fatto in modo che Monica non potesse piu' fare a meno della sua presenza, l'avrebbe coccolata, avrebbe curato la casa, i suoi interessi, il suo abbigliamento, la sua alimentazione.
Nessun uomo poteva sostituirla.
Usci' di casa con un umore nuovo, con piu' fiducia in se stessa, che si divertisse pure con chi voleva, ma era da lei che doveva tornare tutte le sere, a casa, la loro casa.
Monica a casa non c'era, un biglietto sul tavolo della cucina le spiego' tutto.
"Ciao, scusa ma ieri sera mi sono sentita con tris… con Eugenio, si chiama cosi'…proprio come tuo marito! Abbiamo deciso di vederci subito, sempre all'aeroporto, comunque ti chiamo come stabilito".
Eugenio?! Doveva saperne di piu', decise di precederli all'aeroporto.
Il suo tavolo era dietro una colonna ed era in una posizione tale da vedere tutta la sala del bar.
Prima arrivo' Eugenio: il suo!
Monica entro' e ando' ad appoggiarsi al bancone, poi Eugenio quasi corse verso di lei con la mano tesa.
"Ciao, ti ho riconosciuta subito!"
"Che occhio! La foto era di un paio di anni fa ed avevo i capelli cortissimi come hai fatto?".
"In genere gli uomini non dedicano ai capelli una attenzione esagerata, questo consente di concentrarsi su altri particolari, come il neo sul mento, per esempio, o quella piccola cicatrice sulla fronte, come te la sei fatta?".
Monica accuso' visibilmente il colpo ed Anna lo capi' dal fatto che era arrossita ed aveva chinato il capo.
Il neo era microscopico, e la foto che aveva inviato ad Eugenio era in costume da bagno, doveva averla guardata per ore quella foto!
"Ero in ufficio alla mia scrivania, mi sono accorta di avere una scarpa slacciata e mi sono chinata, peccato che ho calcolato male la distanza...".
Scoppiarono a ridere di gusto e le risate furono autentiche frustate per Anna che, a breve distanza, aveva udito tutto.
Monica ed Eugenio erano andati via da ore, ma lei continuava a piangere al quel tavolo del bar.
Tradita, due volte! Sola come non era mai stata, avrebbero pagato la sua sofferenza.
Lo squillo del cellulare la fece trasalire.
"Ciao, eccomi a rapporto come promesso…"
"Come procede?" Anna si sforzo' di controllare la voce.
"Cos'hai sei raffeddata? Va tutto a meraviglia, e' anche carino! Ed e' dolcissimo, e' un orsacchiotto, l' adoro e poi mi fa morir dal ridere non vedo l'ora di presentartelo".
"Magari piu' avanti… cosa vuoi per pranzo?".
"Nessun pranzo, siamo in un'autogrill, stiamo andando al mare, stiamo solo un weekend, ti tengo informata ciao! Ah le chiavi di casa le ho messe nella buca delle lettere e l'ho lasciata aperta…".
Due giorni d'inferno, il suo livore cresceva di ora in ora, ma al suo arrivo Monica la trovo' come l'appartamento: irreprensibilmente in ordine.
"Anna, sono tornata ragazzina, sono felice come non sono mai stata, chie l'avrebbe mai detto? E pensare che il computer lo volevo vendere…".
"Mi sembra di capire che vi rivedrete…"
"Se ci rivedremo? Questa mattina alle undici ci vediamo al sesto piano di una casa in costruzione…la nostra! Abbiamo deciso di andare a vivere insieme! E appena lui avra' ottenuto il divorzio, e non c'e' problema perche' e' stata la moglie stessa a chiederglielo, ci sposeremo e faremo una tribu' di bambini!".
Parlava come una mitragliatrice, senza riprendere fiato.
"Andate in un cantiere con questa pioggia?"
"Proprio per quello, non ci sara' nessuno e possiamo girare come vogliamo".
Nessuno! Era musica per le orecchie di Anna.
"E dove sarebbe il cantiere?".
§ Rivoli di pioggia scorrevano sull'impermabile nero di Anna.
Il volto pallido e lo sgurado fisso le davano l'aspetto di una statua funeraria.
Arrivare all'ottavo piano non era stato facile, le scale erano appena abbozzate, con travi di legno al posto degli scalini.
Anna era in bilico su una trave di cemento armato, accanto ad un compressore.
Sarebbe sembrato un incidente, la pioggia, il vento, due persone si introducono in un cantiere, uno dei posti piu' pericolosi del mondo, considerando il numero degli incidenti che vi avvengono abitualmente.
Il compressore era sulla verticale delle scale, con un po' di fortuna avrebbe investito entrambi i piccioncini, ma a lei bastava vendicarsi di Eugenio.
Le aveva distrutto una vita e si era impossessato della vita successiva,con Monica.
Nel caso che Monica si fosse salvata, sarebbe stata lei la sua consolazione, per sempre.
Le undici e cinque, il tempo scorreva piu' lento del solito quel mattino.
Eccoli, ridevano, scherzavano… appoggio' la mani al compressore, avevano ancora una rampa di scale da fare… mise un piede contro un asse di legno per puntellarsi ma… l'asse cedette, le mani annasparono nel vuoto… Anna piombo' senza un grido all'interno dell'armatura di una colonna, che l'indomani sarebbe stata riempita di cemento.
Monica ed Eugenio continuarono a salire ridendo ignari si quanto fosse accaduto, un tuono aveva coperto anche il tonfo del corpo. § Monica si muoveva con la goffaggine tipica di una donna incinta di sette mesi… si lascio' andare sulla sdraio del terrazzo con un sospiro.
"Cos'hai non ti senti bene?" chiese Eugenio con preoccupazione.
"No, sto benissimo, stavo solo pensando ad Anna…".
"Certo che scoprire che eri tu la sua migliore amica e' stata una sorpresa e il fatto che ci conoscessimo cosi'… e poi c'e' gente che non crede al destino".
"Non e' solo quello, e' la sua scomparsa che non mi da' pace…".
"Sai come la penso, Anna non accettava nulla dalla vita che non fosse diretto al suo interesse personale… appena scoperto di noi due piuttosto che vedermi felice con te ha preso e se ne è andata, tu non ci hai vissuto insieme dieci anni mia cara".
"Ma due righe avrebbe potuto scrivermele… e poi neanche a sua madre… ammetterrai che e' strano".
"Per niente, nenche sua madre la poteva sopportare, il suo egoismo le aveva fatto il vuoto intorno, credimi".
"Cambiamo discorso va', dove la mettiamo la cassaforte, va bene nell'angolo della cucina dietro al frigo?".
"No li' non si puo' " rispose Eugenio con decisione.
"Perche? E' troppo in vista?".
"No quella è una colonna portante, non si puo' bucare…".
"E cos'hanno di particolare le colonne portanti?".
"Hanno all'interno dei cavi di acciaio annegati nel cemento che le rendono in grado di reggere l'intera struttura del palazzo, oddio… si mormora che la malavita organizzata le usi anche come deposito di persone da far tacere per sempre".
"Smettila, mi metti i brividi".
"Stai tranquilla, non ci sono cadaveri nei nostri muri…"