FIRECROSS

Capitolo 1°
L'enorme camion bianco si fermò con un sibilo sollevando una nube di polvere.
La parte posteriore cominciò lentamente ad aprirsi.
Sotto i raggi del sole al tramonto, la tuta bianca di Norma assunse dei riflessi rosati e la croce scarlatta sul petto sembrò fiammeggiare.
Man mano che la pedana del camion si ribaltava l'esile ed agile figura di Norma si mostrava alle centinaia d'occhi imploranti ai suoi piedi: Erano laceri, stanchi e si muovevano appena, solo la curiosità riusciva a superare la paura che quell'arrivo inatteso aveva creato.
Ed ecco apparire quello che per loro non poteva che essere un miracolo: C'erano dei generatori, delle macchine per la sterilizzazione dell'acqua, viveri e medicinali.
Nel più assoluto silenzio José' e Venanzio cominciarono a costruire il gazebo per la distribuzione delle scorte, mentre Norma e Sharon fecero un giro d'ispezione per trovare la posizione migliore in cui sistemare le tende.
I bimbi si muovevano insieme, seguendo ora questa ora quella persona, mentre gli adulti non si avvicinavano nell'attesa di capire quello che stava accadendo.
Solo il rumore del generatore riuscì a svegliare Alex dal sonno quasi comatoso in cui era caduto più di sei ore prima. La testa gli scoppiava, gli occhi non smettevano di lacrimare e un continuo senso di vertigine accompagnava i suoi movimenti ormai da giorni.
"voi come vi sentite? " disse lasciandosi scivolare dalla cabina del camion.
Venanzio si girò con la lentezza tipica di chi ha una mole enorme da gestire.
"Male" disse con un'espressione di disgusto.
Alex voltò lo sguardo su Norma e Sharon, cosa che faceva sempre volentieri
"e voi? non avete nausea, mal di testa, capogiri?"
"No!" disse Norma "ed è meglio che vi affrettiate a guarire anche voi se non volete dormire all'aperto".
Il gazebo era ultimato, cominciò a chiamare gli abitanti del villaggio a raccolta, e, dopo aver formato tre lunghe code si armò di pennarello indelebile.
Iniziò la distribuzione:
ad ogni individuo che si presentava veniva dato il pacco standard, un segno di pennarello sul polso testimoniava che si era avuta la propria razione.
Si ripeteva l'operazione fino all'esaurimento delle scorte.
La composizione del pacco era stata studiata a lungo:
Alla fine si optò per una dose minima di farina, latte in polvere, proteine e vitamine (sempre in polvere per poterle aggiungere al pane che era l'unico alimento più o meno conosciuto in tutto il mondo) inoltre i generatori, le pompe idrauliche, i medicinali di più largo uso e le compresse in grado di rendere potabile anche le pozze di acqua stagnante completavano un quadro di aiuti che dovevano, almeno nelle intenzioni, risolvere i problemi più drammaticamente impellenti.
Le esigue dimensioni del villaggio fecero si che si potessero effettuare diversi cicli di distribuzione.
Erano passati ormai sei anni da quando Alex aveva fondato Firecross, ma la gratitudine e la dolcezza degli sguardi che in genere quella gente regalava gli riempiva ancora il cuore di commozione.
La fondazione era nata da uno di quei colpi di fortuna che paiono uscire direttamente come saette da una intera cooperativa di tutti gli eden che religioni odierne e trascorse abbiano saputo inventare.
Alex aveva giocato i due dollari come ogni lunedì alla lotteria.
Erano molte settimane che nessuno azzeccava la combinazione giusta e questo aveva fatto innalzare il jackpot a livelli da bilancio comunale.
Quella gelida mattina di novembre Alex aveva martoriato il fegato con i soliti match del traffico.
Dopo essersi fermato per acquistare il giornale, Alex si concesse un caffè al bar dell'angolo.
Mentre gustava lentamente la bevanda a piccoli sorsi scorreva le diciotto cifre che dovevano essere indovinate per poter mettere le mani sull'enorme premio.
Otto, uno, due, due, uno, zero, tre, quattro... il caffè era finito, ma lui continuava a sorseggiarlo, mentre una emozione sempre più grande si impadroniva di lui... quattro, uno, due, tre, due... aveva caldo, si tolse la sciarpa, il cappotto e riprese a confrontare le cifre, ne aveva già azzeccate tredici e questo era più che sufficiente a cambiare la sua esistenza... due, zero, zero, zero, uno.
Alex cercò una sedia a tentoni dietro di lui, il biglietto pesava una tonnellata, gli sembrò che tutto il pianeta gli tenesse gli occhi addosso.
Mise il biglietto nel taschino della camicia e chiuse accuratamente il bottone.
Rimase così per più di un'ora.
Un'ora in cui nacque di fatto "FIRECROSS", infatti spesso nella vita Alex si era chiesto quanto, in effetti, potesse essere difficile fare del bene al prossimo.
Non tanto per la mancanza di volontà dei singoli, quanto per il fatto che l'intera umanità non era certo organizzata per il bene.
Lo stesso commercio era una specie di guerra dichiarata tra fornitori ed i clienti erano la terra di conquista.
Per quanto riguarda i mass media la terra erano gli ascoltatori, per i partiti politici gli elettori.
Quando un esercito conquista terre nuove è per sfruttarle a proprio tornaconto.
Lui poteva costruire un esercito che serviva a sanare queste terre ed a portarle a nuova e migliore vita.
Per prima cosa Alex venne colto dal terrore di smarrire il biglietto.
Lo passò allo scanner insieme al proprio documento di riconoscimento ed ad un giornale del giorno, ma non gli sembrò sufficiente.
Dopo aver depositato il biglietto in una cassetta di sicurezza si prese la copia fatta al computer e cerco un notaio. "Buon giorno" disse un uomo che non poteva essere altro che un notaio. Era vecchio, curvo, con degli occhialini buffi.
Alex ci aveva messo una settimana a trovarlo:
Doveva essere il più vecchio, il più ricco, possibilmente molto malato insomma doveva essere qualcuno che non avesse più nessun motivo di fregarlo.
"Avrei vinto una sommetta alla lotteria e vorrei che lei mi aiutasse a gestirla".
"Di che sommetta si tratta?" disse con noncuranza il notaio.
"Dottore! Non faccia così" disse premurosa la segretaria dopo la risposta di Alex.
"Cosa ha fatto al notaio?" disse rivolta ad Alex.
"Niente, gli ho solo chiesto di occuparsi di una certa sommetta e...si è sentito poco bene".
Si, la cifra era grande, trenta milioni di dollari, cioè lo stipendio di Alex da impiegato per circa mille anni.
Il programma era semplice, usare una parte della somma per se ed una parte per fare del bene al mondo.
Fare delle donazioni pone una domanda semplice, ma con risvolti problematici: A chi?
Spesso si sente la gente interrogarsi su dove finiscano gli "aiuti al terzo mondo".
Arriveranno a destinazione? E se si, avranno effetto? Si concretizzeranno in quello che in quel momento serve di più?
...

Il sole faceva esplodere in mille colori le goccioline d'acqua sul finestrino dell'aereo.
Erano passati tanti anni da quando Alex era stato alle Baleari, ma l'amicizia con Venanzio non si era minimamente incrinata.
La chiesa di Ciutadela era bianca e splendeva nel sole estivo.
Ciutadela è la capitale morale di Minorca oltre che la più antica.
Le sue stradine strette e pulsanti la rendono simile a tutte le città di mare, ma ci si sente a casa, protetti, forse perché la gente è naturalmente ben disposta verso chi viene, e non solo per la valuta che i turisti possono portare, ma per il carattere degli isolani.
Minorca possiede il più grande porto naturale del mondo e quindi, fin dai tempi più remoti, ha accolto le visite di tutte le navi che volessero concedersi anche solo una sosta prima di inoltrarsi nel mediterraneo.
In quella chiesa il parroco si chiamava Venanzio.
Passare dal sole abbacinante di luglio alla fresca penombra della chiesa diede ad Alex una sensazione di pace e di benessere.
Erano quasi le undici, da lì a poco Venanzio sarebbe uscito per la messa del mattino.
Alex si sedette defilato nella navata sinistra notando come la frequentazione della messa mattutina fosse simile in tutte le chiese cattoliche del mondo: donne, anziane, vestono di blu o marrone se non nero, mani abbandonate in grembo, vocina stridula, espressione compita.
Una signora paffutella condivise con Alex il libricino dei canti. "Lo siento señora, io no hablo español" fece Alex con espressione dispiaciuta.
Non era vero, ma Alex non se la sentiva di cantare, era molto in ansia.
Quello che doveva chiedere a Venanzio era molto importante.
Per qualche istante gli passarono davanti agli occhi le immagini di dieci anni prima; Rivide Giorgia che rideva al suo fianco, poi il mare che schiumava sotto di loro, poi quello scossone, l'auto che impazziva, il mare che li inghiottiva, il silenzio... e Venanzio:
"ti assolvo nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo" era chino sul corpo senza vita di Giorgia.
Giorgia aveva venticinque anni ed aveva scelto con cura la meta del viaggio di nozze "ci divertiremo per forza, si divertono tutti alle Baleari".
Venanzio non lo abbandonò per le due settimane successive all'incidente e per Alex questo fu un grande aiuto.
Ma eccolo uscire dalla sacrestia, corpulento e gioviale, a salutare con un largo sorriso la platea di devote.
"Alejandro!" disse vedendo Alex sporgersi da dietro una colonna. Non aggiunse altro e cominciò la funzione.
"Ho bisogno di te" disse Alex versando il vino
"ho un progetto, ho vinto una somma enorme e questo mi ha strappato al mare di tristezza e noia che erano diventate le mie giornate.
Dopo l'incidente ho vissuto alla giornata, senza farmi coinvolgere più da nulla, lasciandomi trasportare dal ritmo della vita di tutti i giorni, ma adesso non posso più permettermelo, devo fare qualcosa per gli altri.
Ho acquistato un camion per portare viveri e medicinali a chi ne ha più bisogno".
"Ma non pensi che, oltre alla croce rossa, ci siano organizzazioni umanitarie a sufficienza?
Non mi sembra un'idea nuovissima" disse Venanzio. "Penso che la gente sarebbe più generosa se vedesse in pratica dove finisce il suo denaro, l'idea delle adozioni a distanza ha avuto un discreto successo perché il bimbo aveva un nome ed un volto ben preciso".
"Non so quanto sia grande la tua somma, ma ho l'impressione che tu ti accinga a svuotare l'atlantico con un cucchiaino".
"E' qui l'idea, io metto solo il primo camion, gli sponsor mettono il resto".
"Quali sponsor?" chiese Venanzio addentando una coscia di pollo.
"Industrie alimentari per i viveri, industrie farmaceutiche per i medicinali, eccetera".
"non ti seguo, in cambio di che dovrebbero fare questo? Solo di qualche scritta sul camion?".
"No, un canale televisivo internazionale dovrebbe trasmettere i progressi dell'organizzazione e coordinare via satellite i camion in azione sul territorio".
"Ed inserire qua e là qualche spot pubblicitario...." concluse Venanzio.
"il canale Firecross sarebbe un occhio sul mondo che trasmette in diretta la situazione di chi sopporta una guerra, un tifone, eccetera..".
"E quali industrie hai già contattato?"
Alex chinò il capo "nessuna" disse in un bisbiglio.
"Nessuna?! Va bene, adesso dimmi cosa vuoi da me che son proprio curioso".
"Dovresti venire con me" . "Sul camion?!"
"Già, avremo anche una divisa".
"Guarda che io gli altri li aiuto già, ed ho anche già la divisa".
Disse Venanzio indicando la chiesa.
"Una industria l'ho già sentita veramente, ma ha posto una condizione".
"Quale?" disse Venanzio sinceramente incuriosito.
"Viaggiando in tempi brevi in zone diverse del pianeta si è esposti a vari tipi di virus e batteri.."
"Bene! Questo mi incoraggia molto!" disse Venanzio versandosi un bicchiere di porto.
"fammi finire " Alex cominciava a perdere sicurezza "questa industria vuole provare su di noi un nuovo vaccino polivalente".
"Su di tè lo prova il vaccino! Io non prendo neanche l'aspirina!"
"Senti" disse Alex abbacchiato "dormiamoci sopra e domani si vedrà".
...

Il livido mattino di New York accolse nel suo gelido abbraccio la limousine nera.
All'interno dell'automobile l'uomo si strinse nel suo cappotto di Cachemire grigio.
"ti vuoi muovere? devo andare a cambiare il mondo io! Imbecille!"
disse all'anziano autista.
"Odioso, spocchioso, idiota figlio di papà" pensò Arthur "se non fossi da trent'anni l'autista della famiglia gli insegnerei l'educazione a calci".
La porta della sala riunioni si aprì di botto.
"Scusate il ritardo, ma mio zio si ostina a tenere un autista della sua stessa età e quindi non gli posso dire che è troppo vecchio".
"Già gli toglierebbe la paghetta settimanale" ridacchiò sottovoce uno dei convitati.
"Amici" disse Jonathan Gilmore junior detto semplicemente junior
"sta parlando con te, io non ho amici del genere" disse il vice direttore della Drug & Chemistry.
"Amici, il problema della sperimentazione del GMV è risolto! Io l'ho risolto!"
"hai deciso di sperimentarlo su di te?, questo ti fa onore e ci rende tutti felici!"
"non scherziamo!, non sono mica scemo!" Il tono della sua voce si fece sommesso.
"Ma lo scemo c'è e mi ha cercato lui!
Non posso dirvi come si chiama, al momento, ma ha accettato di fare da cavia"
"Guarda che di cavie New York è piena! Per un dollaro i barboni accettano anche di farsi cambiare sesso!" disse con sufficienza il direttore.
"E sono anche disposti ad andarsi ad infilare nei più rognosi e fetidi angoli del pianeta a spese loro ed in diretta tv?".
"Spiegati meglio" disse infastidito il direttore.
"allora, l'idea dell'idiota è questa: si chiede l'autorizzazione temporanea gratuita all'utilizzo di un canale satellitare con fini umanitari, si chiedono derrate alimentari e macchinari a società che siano interessate alla pubblicità sul quel canale, si arma un camion con l'idiota al comando e qualche imbecille di contorno e lo si manda nel mondo a caccia di disgraziati che ne abbiano bisogno".
Junior aveva parlato tutto d'un fiato diventando paonazzo per l'eccitazione.
"UN camion?! E che ci porti su un solo camion?".
Il clima si stava facendo ilare e questo esasperò Junior.
"Ma io glie ne do venti di camion! Basterebbe la pubblicità planetaria alla nostra società per ripagarci! Ma lui ci dà di più! Ci dimostra via satellite come un gruppo di persone possa passare indenne da tutti i più schifosi focolai di infezione che si conoscano!".
"ma dove diavolo sono questi focolai!" il direttore ormai schiumava
"aspettate un po' e vedrete...".
Junior se ne andò sbattendo platealmente la porta.
...

Il sole era già alto quando Alex si svegliò in casa di Venanzio.
"Buon giorno! Che meravigliose idee ti frullano per la testina oggi?" disse Venanzio.
"Sempre la stessa di ieri, in realtà ho già preso un mezzo impegno con quella industria farmaceutica e..."
"e...?" chiese Venanzio con le mani ai fianchi. "ed ho già detto che con me ci sarebbe stato un prete, un grosso prete".
"senti, io posso al massimo chiedere un periodo di riposo al vescovo, per aiutare una persona con problemi mentali, e poi si vedrà".
Così iniziava l'avventura "FIRECROSS".
...


Un boato strappò Alex dai suoi ricordi, quasi contemporaneamente la sagoma minacciosa di un mangusta si stagliò contro il disco del sole alle spalle di Alex, un razzo si staccò dai piloni di sostegno dell'elicottero ed un camion scuro si disintegrò in una palla di fuoco.
La gente del villaggio correva impazzita in tutte le direzioni.
"Così la guerra sarebbe finita da dieci anni da queste parti!" urlò Venanzio.
"Adesso mi dirai che qui non leggono i giornali e continuano da soli!"
"La missione è di livello A" disse Alex mentre il battito cardiaco non si decideva a rientrare sotto il doppio del normale.
"Nessuna guerra in atto, nessuna epidemia da almeno sei mesi, nessuna minaccia naturale nel luogo".
"Ma allora chi sono quelli del camion? E quelli dell'elicottero? Ma, soprattutto, dove sono andati?".
Infatti, se non fosse stato per la carcassa del camion in fiamme, avrebbe anche potuto essere stato un sogno, l'elicottero era sparito nel sole dai cui era apparso.
"Vedi se si può fare qualcosa per quelli del camion" disse Alex rivolto a Norma.
Norma era un medico con una solida esperienza nella medicina da campo, ma non poté che constatare la morte di tutto l'equipaggio del camion.
Il camion non aveva targa, insegne o scritte che potessero aiutarne l'identificazione.
Tutta la gente che in preda terrore si era gettata a terra prese a rialzarsi lentamente.
Alex salì sul camion e si mise alla console di comunicazione.
"missione HO766 classe A, codice di emergenza..."
Un ronzio segnalò l'attivazione del proiettore olografico ed un viso familiare si compose davanti agli occhi di Alex
"centrale in ascolto, ciao scavezzacollo, avete già ultimato la missione? Vi spetta un turno di riposo, dove devo mandarvi il cambio?
A che distanza siete da Kinshasa?". "Frena Irma, non va tutto così bene, abbiamo avuto un problema..." "Si? Ti ascolto! Cosa vi è successo?" "Diciamo che ci siamo trovati per caso in mezzo ad uno scontro a fuoco; un elicottero da guerra ha disintegrato un camion davanti ai nostri occhi"
"un attimo, vi sto localizzando"
Dopo una decina di secondi si delineò il globo terrestre con un diametro di mezzo metro sulla verticale dello schermo al plasma, una lucina azzurra lampeggiava in Africa.
"Siete a trenta chilometri da Kinshasa, non c'è nessuna guerra lì, forse un regolamento di conti tra bande malavitose, qualcuno di voi si è fatto male?".
La vocina atona e lamentosa di Irma altre volte era stata divertente, ma quel giorno Alex proprio non la sopportava.
"hai mai visto una banda di malavitosi con un elicottero da guerra? Nessuno di noi si è fatto nulla, finiamo la distribuzione e partiamo, mandami l'equipaggio che ci darà il cambio a Kinshasa tra due giorni".
"no, ehm, non si può, mi ero dimenticata di dirti che quella zona è in quarantena, nessuno può decollare o atterrare a Kinshasa fino a contrordine"
"contrordine di chi?" "c'è stato un vertice dei sette grandi a New York e questo è il risultato".
"c'è un altro gruppo più o meno vicino? potrebbe aggregarsi Jose', sta per nascergli un bambino"
"No, mi dispiace il gruppo più vicino è a kinshasa, ma sono in quarantena anche lì, ci sono delle epidemie".
"puoi farmi vedere le zone colpite?"
"Ok, ma non ti spaventare"
Sul pianeta cominciarono a comparire dei puntini rossi lampeggianti, Europa centrale, nord ,centro e sud Africa, Asia in più punti, Europa meridionale, Americhe....
"Se è uno scherzo non mi fa ridere, che diavolo sta capitando?
Siamo partiti da Parigi una settimana fa e non era accaduto nulla!".
"Non lo so, Alex, so solo che trentasei nazioni hanno già dichiarato lo stato di emergenza e praticamente tutte le altre hanno chiuso le frontiere!". "Ma allora come facciamo a tornare?, con le frontiere chiuse? e come attraversiamo l'oceano?".
"Mi è stato detto che vi hanno assegnato una scorta per tornare.."
"Vuoi dire forse un elicottero da guerra? Una specie di incrocio tra un tirannosauro ed un frullatore?".
"Di frullatori ce ne sono decine, sono su una portaerei ancorata lì vicino".
"vorresti dire che hanno mandato una portaerei per scortarci?"
Alex e Venanzio, che era entrato in cabina nel frattempo, si abbandonarono ad una grassa risata che presto si infranse sul volto impassibile di Irma.
Alex ammutolì, un enorme Chinook stava atterrando accanto al camion. "Ciao Irma, grazie, adesso chiedo chiarimenti direttamente a John Waine". "Effettivamente gli somiglia" disse Venanzio osservando il corpulento militare che, sceso dall'elicottero, si stava dirigendo verso di loro. "ho ricevuto l'ordine di condurvi in un posto sicuro" Il tono, la voce, la postura ..era Lui: il militare tutto d'un pezzo, Alex capì che da lui non avrebbe cavato neanche l'ora esatta, ma ci provò lo stesso.
"Colonnello John Goldstein, Marines" "Mi chiami pure Alex, sa mica dirmi, per caso quello che sta accadendo?".
"Personalmente ne so pochissimo ed anche se ne sapessi di più non potrei dirglielo, mi è stato ordinato di accompagnarla e basta". "si, ma una scorta serve a difendere qualcuno da qualcosa, a noi fino ad adesso al limite ci abbracciano troppo stretti, lo sa cosa facciamo noi? salviamo poveretti a tempo pieno!".
Venanzio era paonazzo, anche perché i militari gli avevano sempre dato l'orticaria. "Allora" disse Alex con ostentata calma "adesso ci sediamo e cerchiamo di capirci... lei, colonnello Ghosterr, deve portarci in quale posto sicuro? e perché? e chi lo ha ordinato?"
"mi chiamo Goldstein"
Alex e Venanzio rimasero a lungo protesi in avanti, ma non ci fu' seguito.
"Il camion lo caricate sulla portaerei?"
"No, il camion rimane qui".
Sia Alex che il colonnello avevano parlato quasi sussurrando con i volti vicinissimi, tanto che Venanzio pensò che stessero per sbranarsi.
"Avverti gli altri che preparino la roba e fai distribuire tutto il contenuto del camion al villaggio".
Disse Alex sconfitto.
Poco dopo tutto il gruppo era riunito davanti l'elicottero con le sacche che costituivano il loro bagaglio.
"Sentite...." il tono di Alex tradiva tutta la sua preoccupazione "avrete capito che sta accadendo qualcosa di strano, questi militari hanno l'ordine di proteggerci, ma non possono dirci da chi, devono anche portarti in un posto sicuro, ma non possono dirci dove, quindi non ci rimane che obbedire e fare come dicono anche perché..."
"perché?" Norma aveva taciuto fin troppo per il suo carattere "perché spero di avere risposte su un alto argomento di cui sono venuto a conoscenza collegandomi con la base...".
Alex non riusciva a trovare il coraggio di continuare ed il tremore della sua voce aveva atterrito il gruppo.
"por favor! que pasa!" disse José afferrandolo per una manica.
"Ci sono delle epidemie, tanti focolai in zone diverse del pianeta, non si sa di cosa e nemmeno la gravità del problema ed io ormai sono quasi convinto che ci sia un legame tra le epidemie, il fatto di prima del camion, e questi militari che ci sono venuti a prendere. "tra le zone c'è anche il Venezuela?"
"si José , tutto il Sud America sembra colpito, ed anche l'Inghilterra" concluse Alex rivolgendosi a Norma e Sharon.
Il viaggio in elicottero duro' almeno mezzora e, per quel lasso di tempo, si sentì solo il rumore del rotore.
Ad un certo punto si avvertì chiaramente che l'elicottero si era fermato a mezz'aria.
"siamo arrivati?" chiese Alex.
Il colonnello stava ascoltando una comunicazione all'auricolare del suo casco.
"Abbiamo un problema" disse il colonnello alzandosi ed indicando il portellone del Chinook.
Alex si sporse quel tanto che bastava.
Un elicottero da guerra si trovava sopra di loro ed altri quattro erano disposti intorno a sbarrare il passo in tutte le direzioni.
Dai piloni le ogive rosse degli Sparrow consigliavano la massima collaborazione.
"Adesso basta!" urlò Norma alzandosi in piedi verso Alex "cosa hai combinato? Cosa vogliono da noi!" Il colonnello aprì una cassetta con scritte dell'esercito.
"ascoltate con attenzione e senza interrompere: queste tute sono costruite per resistere ad impatti con i micrometeoriti che si possono verificare lavorando ai satelliti, di fatto sono antiproiettile.
Sono state ridotte come spessore per facilitare al massimo i movimenti e vi possono garantire una sopravvivenza di dieci giorni, nel più torrido dei deserti, senza una goccia d'acqua.
L'acqua emessa dai vostri corpi viene riciclata e potete berla da questa cannuccia alla base del collo.
Indossando questo leggerissimo casco ed aprendo la piccola bombola che avete sulla schiena potete resistere mezz'ora in assenza di aria.
La bombola può essere ricaricata con un normale compressore.
Il colore nero delle tute vi aiuterà a non farvi scorgere nella notte".
Il colonnello parlava come un treno e, anche volendo, era impossibile interromperlo.
"Ora veniamo all'armamento individuale: questo è uno Steyr"
il colonnello sganciò dalla coscia di una delle tute un piccolo mitragliatore di plastica verde. "come vedete e quasi tutto in materiale plastico e, quindi, molto leggero, inoltre ha un'ottica incorporata a quattro ingrandimenti. Quel tubo nero che vedete attaccato sul petto della tuta è il silenziatore."
Mentre il colonnello parlava gli elicotteri che stavano bloccando il loro fecero una rotazione di novanta gradi mostrando la nuova direzione da seguire ed il pilota del Chinook non poté fare altro che obbedire.
"Probabilmente ci costringeranno ad atterrare tra pochi minuti per non consentire ai caccia della portaerei di venire in nostro soccorso, quindi ascoltate le ultime istruzioni".
Così dicendo scoprì un cavalletto su cui si trovava una cartina dell'Europa.
"Dovete riuscire ad arrivare in questo punto della Norvegia: Rjukan, a qualsiasi costo!"
"Dovete chiedere nel pub "Norway" del dottor. Manoki Yura, lui è in grado di spiegarvi tutto nei minimi dettagli, io di più non so."
Sembrava sincero, e, proprio in quell'istante, il grosso elicottero toccò terra.
Il colonnello tirò un telo scoprendo un veicolo con quattro enormi gomme che sembrava una via di mezzo tra un autoblindo ed un fuoristrada.
"Questo mezzo è anche anfibio, entrate e, appena si apre il portellone, partite a tutta birra, noi vi copriremo".
Alex capi' che non avrebbe rivisto il colonnello mai più e gli porse la mano senza parlare.
Era il momento, attraverso il piccolo cristallo dell'autoblindo, una lama di luce ferì gli occhi di Alex che strinse spasmodicamente la cloche, quasi contemporaneamente udì le armi automatiche dell'equipaggio del Chinook cominciare a crepitare.
Spinse la cloche ancora prima che il portellone toccasse terra.
L'autoblindo usci dall'elicottero con un balzo atterrando almeno a tre metri di distanza.
Uno degli elicotteri gli sbarrava la strada ed Alex puntò sul rotore di coda sperando che l'autoblindo reggesse l'urto.
Così fu', Alex noto' che si trovano su un piazzale alla periferia di Kinshasa e si avvento' sulla prima stradina che gli capito' portando lo scompiglio tra la gente che la affollava.
Per evitare di rimanere incastrati in qualche viuzza portò appena possibile il mezzo verso l'esterno della città, ma ormai gli inseguitori erano seminati.
Sharon si abbandono' ad un piando dirotto sulla spalla di Norma che invece mostrava nervi più' saldi.
Alex fu colpito dalla forza d'animo della ragazza e, per la prima volta dopo tanti anni, si chiese come sarebbe stato dividere la vita con una donna che non fosse Giorgia.
Già, quale vita?. Erano in viaggio da un paio d'ore quando la voce di Venanzio scosse il gruppo dal torpore che la stanchezza e le emozioni avevano causato.
"Mi permetto di far notare che la cucina da campo non abbiamo fatto in tempo a montarla e, quindi, non abbiamo neanche pranzato, sono otto ore che non tocchiamo cibo!".
"Il colonnello ha pensato senz'altro anche a questo, cerca in giro e troverai senz'altro qualcosa."
Alex si era sempre divertito a riscontrare tanta pragmaticità in un uomo di chiesa.
"Ecco qui, c'è scritto RAZIONE DA COMBATTIMENTO che sarà?". "Perché non lo apri e così vediamo?" lo canzonò Sharon che si era calmata un po'.
Sharon era molto bella, aveva cortissimi capelli biondi, occhi verdi cosi' chiari da sembrare trasparenti, e, quando sorrideva, le si formava una fossetta all'angolo della bocca. Il naso e la bocca erano cosi' minuti da darle un aspetto quasi infantile.
Norma era un tipo completamente diverso: Mentre Sharon era Minuta ed aggraziata, Norma era atletica e ben piantata, anche senza avere un solo etto di troppo. Gli occhi neri erano grandi e sempre umidi, e la bocca aveva labbra carnose , quasi sempre socchiuse. I capelli corti e neri incorniciavano un bel viso reso solo un po' duro dal naso diritto ed affilato.
"Guarda qui" disse Jose' indicando il cruscotto "è quasi finito il carburante".
"Già ci conviene fermarci per mangiare e dormire un po'" disse Alex.
Erano arrivati ai bordi del grande deserto del Sahara.
Alex sentì l'aria fresca della notte accarezzargli il viso appena aprì lo sportello dell'autoblindo.
"Dobbiamo accendere un fuoco" disse Sharon intirizzita.
"Non mi sembra il caso, ci stanno sicuramente cercando ovunque ed un fuoco si vede da lontanissimo" disse Alex pensieroso.
"Come facciamo per dormire? Lì dentro si sta a malapena seduti" Jose' aveva sempre preferito dormire all'aperto anziché dividere la cabina del camion della fondazione con Alex e gli altri, quindi Alex lo incaricò di approntare al meglio un giaciglio per tutti sotto l'autoblindo che era sufficientemente alto da terra.
Poco dopo erano tutti sdraiati in silenzio, ma nessuno riusciva a dormire, nonostante la stanchezza.
"E' pazzesco" pensò Alex "come poche ore ti possano sconvolgere l'esistenza". "Alex!" anche Jose', evidentemente, non riusciva a dormire. "Dimmi" il tono di Alex era paternalistico come sempre, ma era normale visto che loro per lui erano la famiglia che non aveva mai avuto. "L'autoblindo ha un trasmettitore satellitare"
"sei sicuro? e dove? io non ho visto nulla". "per difendere l'apparecchiatura dagli urti l'hanno protetta dietro uno sportello metallico".
"Provare a collegarci potrebbe essere un arma a doppio taglio...potrebbero identificarci".
"Io DEVO sapere come sta mia moglie, lo capisci?".
"Lo capisco, però proviamo a collegarci domattina... partiamo nella direzione opposta e, finito il collegamento, riprendiamo la strada corretta, sperando di confonderli". Josè annuì sapere come stava sua moglie era importante, ma anche riuscire a riabbracciarla.
Alex si impose di dormire, doveva contare su tutte le sue forze per poter arrivare... arrivare? cerco' febbrilmente nella tasca ventrale della tuta, e ,tirando un sospiro di sollievo, estrasse il foglio...
"Rjukan, Norvegia, e ci vado per incontrare un giapponese...dev'essere sicuramente un incubo"
Il sonno lo colse pesantemente. "Alex! Alex! svegliati! Mio Dio sembra morto!...". "No e' solo svenuto, respira regolarmente, guarda Venanzio se sta meglio". "Si sta risvegliando! Venanzio! come ti senti?". "Devo aver avuto la febbre alta, ho le ossa a pezzi e un terribile mal di testa". Alex inizio' a muoversi e con uno sforzo notevole, si mise a sedere appoggiando la schiena all'autoblindo.
"Devo aver dormito tantissimo" disse rivolto a Jose
"Tentiamo il collegamento al satellite? ". "Già fatto, hai dormito tutto il giorno, ti abbiamo caricato di peso sull'autoblindo ed adesso ti ho fatto uscire per prendere un po' d'aria, sembravi morto".
"Mi dispiace, sei riuscito a collegarti?"
"Si, ho fatto come mi hai detto ieri sera, siamo partiti verso sud, ci siamo collegati e, dopo aver chiuso il collegamento, abbiamo viaggiato tutto il giorno verso nord".
"Jose!, ti sto chiedendo se hai notizie!".
"Si!" urlo' Jose' che stava maniacalmente svolgendo ed avvolgendo una corda...
"Irma ha detto che al mio paese non ci sono superstiti! Ma io non ci credo! e' solo che si sono rifugiati tutti verso la costa occidentale, verso le Ande, li' non arriva nessuna malattia!".
...

Jonathan Gilmore junior era in fondo alla sala, nella parte più buia, seduto con le spalle curve e l'espressione da cane bastonato.
Nel centro della sala un proiettore olografico mostrava la scena terrificante che il giorno prima Irma aveva mostrato ad Alex.
"Ovunque, in ogni continente, maledetto imbecille, arrivista, criminale!" il tono di Jonathan Gilmore senior era sommesso, ma lasciava trasparire tutto il suo livore. "Io ho fondato questa azienda senza dubbio per lucro, non mi sono mai fatto problemi nello sgambettare i concorrenti nei modi più indegni, ma arrivare a questo! cosa speravi di ottenere?... Soldi?, ne hai più di quanti se ne possano spendere, e tu sei un professionista nel genere... volevi essere conosciuto? chi non conosce il nipote di Jonathan Gilmore?".
Junior sembrava seduto sui carboni ardenti.
"Hai detto a qualcuno quello che hai scoperto zio?".
"Allora oltre ad essere un criminale sei anche un perfetto idiota! Ma ti pare che io possa andare a dire in giro:: salve sapete la marachella del mio nipotino? per farsi bello ha sparso per il mondo il più feroce dei virus!"
"Quindi non lo dirai a nessuno..." "No animale, ma preparati ad affrontare la vita sul serio... perché ti sbatto in mezzo alla strada, ricordati che tu non possiedi nulla!"
"Ma, mio padre.."
"Tuo padre era un fallito, proprio come te, uno dei primi sgambetti l'ha subito proprio lui! Per non dover lavorare ha firmato una cessione completa delle sue azioni della azienda".
Questo era troppo per Junior, lui non si era guadagnato mai niente in tutta la vita, si alzò e, lentamente, si avviò verso la pesante porta di quercia.
"Chi ti ha dato il permesso di andartene!" tuono' lo zio.
"Non mi sento bene zio, ti chiedo solo un'ultima cosa..."
"Avanti, sentiamo cosa vuoi?, un trenino elettrico?"
"Ho bisogno di queste medicine..."
disse porgendo una ricetta medica. "puoi dire alla tua segretaria di farmela portare a casa? io vado a sdraiarmi un po'...appena starò meglio farò i bagagli e me ne andrò da mia zia a Denver".
"Vai pure, spero che ci sia veleno qui dentro" disse lo zio prendendo la ricetta.
"Per quanto riguarda i bagagli non ti preoccupare, saranno leggerissimi, non c'è niente di tuo in giro".
Junior incassò l'ennesima bordata ed usci'.
Quella stessa sera Junior nel corridoio incontro' il maggiordomo con un vassoio.
"Dove vai?" "Sto portando il te al signor Gilmore, signore"
"Lascia, faccio io".
Appena solo Junior estrasse un flacone dalla tasca, aprì un paio di capsule e lascio' cadere la polverina nella teiera.
"Zio, c'è il tuo te al gelsomino.."
"Sei ancora qui?... bravo impara un mestiere!, ti servirà'!"
Junior si allontano' accompagnato dalla fragorosa risata dello zio.
Il calore del caminetto lo avvolse e Junior si sistemo' sulla sua poltrona preferita davanti al fuoco ed attese con un sorriso beffardo.
Il passare di corsa del maggiordomo nello specchio della porta diede inizio alla recita di Junior.
"Che succede, James!, perché corri?". "Il signor Gilmore ha attivato l'allarme!"
Il maggiordomo rispose in corsa senza voltarsi e non vide l'espressione tutt'altro che preoccupata di Junior, ma il fatto non sfuggi ad Elsa che si era precipitata fuori dalla cucina.
Elsa era a servizio in casa Gilmore in da quando lo era Arthur, suo marito.
La loro funzione era andata ben oltre quella di cuoca ed autista, infatti erano stati per Junior come dei secondi genitori dopo che il suicidio del padre era stato seguito, a breve, dalla morte della madre in un incidente d'auto mai chiarito.
Lo zio accolse il nipote in casa propria più che altro per una questione di forma, ma non se occupo' mai più tanto.
"Junior che succede?, un incendio?, o è entrato qualcuno in casa?" Junior si decise a dirigersi verso la stanza dello zio.
"E' stato lo zio a suonare l'allarme, vado a vedere perché".
Sapeva benissimo perché, il potente antibiotico che Junior aveva disciolto nel te aveva fatto effetto, provocando uno shock anafilattico che lo zio aveva già superato una volta, ma allora era più giovane, molto più giovane.
Gli occhi sbarrati dello zio gli comunicarono che era diventato proprietario unico della "Drug & Chemistry".
L'urlo delle sirene squarcio' la calma dell'immensa tenuta dei Gilmore, mentre Junior stava già pensando a come avrebbe cambiato l'arredamento.
In azienda la notizia arrivò come una bomba e per giorni e giorni fu l'unico argomento di discussione.
"Probabilmente presto non sarò più il vostro direttore generale, ma sappiate che ho sempre saputo di dovere tutto quello che sono a voi..., alla vostra competenza ed alla vostra collaborazione...".
Il consiglio di amministrazione era stato riunito d'urgenza.
"Ma ora, come ben sapete, tutto il potere cadrà in quelle inette mani, ed il proprietario di quelle mani non mi ha mai potuto soffrire, non che io l'amassi, certo."
"Scusa Gilbert" disse uno dei più' anziani membri del consiglio, "ma, mi spieghi perché' il vecchio ha lasciato tutto al nipote?"
"più volte lo ha insultato pubblicamente, e, dalla fiducia che sembrava tributargli, sembrava che non gli avrebbe affidato neanche l'incarico di lavargli l'auto".
"Già, perché?". Gilbert Sachavitz aveva risposto con lo sguardo perso verso l'enorme vetrata del salone.
"Il perché non ha importanza, adesso contano solo i fatti, questo è l'ultimo consiglio di amministrazione indetto da me, dal prossimo sapremo di che morte moriremo noi e, quasi sicuramente, anche quale sarà la fine della Drug & Chemistry".